Oggi ci apprestiamo a vivere l’inizio ufficiale dell’avventura di “Trento capitale europea e italiana del volontariato 2024”, con la straordinaria presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. E’ il giorno che rappresenta l’apice di un progetto in cui l’Amministrazione comunale del Capoluogo ha creduto e grazie al quale si è resa riferimento di tante realtà sociali. La presenza del presidente Mattarella è un’importante sottolineatura della rilevanza nazionale e internazionale del
riconoscimento ottenuto dalla città di Trento. Il Presidente della Repubblica ha ricordato più volte la specificità che il volontariato rappresenta in Trentino. E non penso soltanto all’eccellenza dei gruppi di protezione civile, famosi in tutta la penisola, ma anche alle realtà meno conosciute, quelle con meno rilevanza mediatica: i gruppi sportivi, le pro loco, i circoli anziani, le associazioni culturali, musicali, quelle che si occupano della cooperazione internazionale e quelle che si fanno carico del sostegno alle fragilità… L’elenco è lungo e la forza del Trentino sta proprio nella disponibilità dei cittadini a mettersi in gioco gratuitamente, in base ai propri talenti.
Come assessore alle politiche sociali del comune di Trento ho incontrato numerose associazioni e sento forte la necessità di dar voce alle istanze che oggi ci pongono con forza. Le istituzioni devono farsi carico di queste istanze! Il rischio? Perdere questo grande patrimonio, struttura portante della nostra Autonomia.
Il primo pericolo riguarda l’individualismo. In una società sempre più parcellizzata, dove prevalgono le difese degli interessi dei singoli, l’“essere comunità” è sottoposto ogni giorno a processi di erosione. Quale l’antidoto? Non ho dubbi: investire ogni nostra forza nella diffusione della cultura della solidarietà e dell’essere comunità dove ognuno si fa carico anche degli altri.
Il secondo riguarda il ricambio generazionale. Le nostre associazioni stanno invecchiando. C’è un’oggettiva difficoltà a trovare giovani che si impegnino e si rischia erroneamente di accusarli di pigrizia. In realtà la questione è ben diversa.
Noi, adulti e anziani, siamo “quelli del posto fisso” e anche l’impegno in associazione aveva un orizzonte molto lungo. I nostri giovani hanno, loro malgrado, un’altra prospettiva, di vita e di lavoro. Sono abituati a vivere nell’incertezza, a legami fluidi, a fare più esperienze, variegate e all’estero. Di questo risente anche l’impegno nelle associazioni.
A questo si aggiunge la sempre più ridotta disponibilità dei “neo pensionati”, una fascia di età su cui il nostro volontariato ha sempre fatto conto. Le persone tra i sessanta e i settant’anni ora sono spesso occupate ad aiutare i figli con la conciliazione familiare e nella gestione dei genitori anziani. Tutto ciò limita la disponibilità per altri impegni nella comunità e ci obbliga a pensare un nuovo modello di attività associativa che tenga conto di queste modificate disponibilità.
Il terzo problema è legato alla necessità di comunicare all’esterno la presenza e le attività di un’associazione. Nell’era dei social ci troviamo ancora a non sapere quali e quante siano le realtà di volontariato che operano intorno a noi. Le istituzioni devono accompagnare le associazioni alla creazione di un database online, in cui vengono raccolte tutte le relatà, con una descrizione breve delle attività svolte e il modo per poterle contattare.
C’è infine la questione dell’appesantimento burocratico e dell’informatizzazione.
Con l’aggravante della responsabilità (amministrativa e penale) che deriva dal mancato assolvimento o da eventuali errori.
E’ quindi indispensabile riflettere sulla necessità di rivedere queste responsabilità per le piccole associazioni. Penso che l’amministrazione pubblica debba farsi carico di supportare sistematicamente e strutturalmente le associazioni, anche con sinergie trasversali tra più enti interessati, in modo da scongiurare lo scioglimento di compagini vitali, seppur di esigue dimensioni.
Cogliamo l’opportunità di questi dodici mesi in cui Trento e l’intero Trentino saranno sotto i riflettori d’Europa per celebrare, sì, la nostra specificità, ma soprattutto per avviare un processo di rilancio del volontariato nel nostro territorio, anche attraverso riforme coraggiose. Prendiamoci il tempo necessario, ma non perdiamo questa occasione: il modo più importante e più utile per celebrare il nostro volontariato.
Chiara Maule
consigliere provinciale di Campobase